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EDILIZIA E TERRITORIO , CONCORSI E PROGETTI

Una teleferica a Roma: proposta (non tanto) choc per collegare Maxxi e Auditorium a Monte Mario
di Mauro Salerno

L’idea dei giovani architetti di Studio Lad per dare un senso al nuovo ponte della Musica, con l’obiettivo di ridurre il traffico senza impatto sulle casse pubbliche

 

Un teleferica per collegare il quartiere delle cultura – il Flaminio rivitalizzato prima dall’Auditorium di Renzo Piano,poi dal Maxxi di Zaha Hadid e ora arricchito dal nuovo ponte della Musica – alle zone più popolari del quartiere Trionfale. È la proposta solo apparentemente provocatoria avanzata dai giovani architetti romani dello studio Lad.

Un’idea nata proprio dallo scarso utilizzo del nuovo ponte sul Tevere, inaugurato l’anno scorso.

«Il ponte è vuoto perché non esiste una vera ragione per attraversarlo», dice Francesco Napolitano, 33 anni, uno dei soci dello studio. Dal quartiere Flaminio conduce infatti su una strada ad alto traffico nei pressi del Foro Italico. «La teleferica è un’infrastruttura usatissima in ambito urbano – aggiunge l’architetto -, basti pensare alla Teleferica di Montjuic a Barcellona, o a quella di Lisbona, quella di Rio de Janeiro o alla recentissima Cable Car di Londra, costruita in occasione delle Olimpiadi: ebbene la Teleferica di Monte Mario, diversamente da queste ultime, coprirebbe un percorso molto più breve (solo 320 m) e un dislivello meno alto (solo 116 m) ma risolverebbe forse un numero maggiore di problemi».

Esempi: «Gli abitanti del quartiere Flaminio infatti la utilizzerebbero per accedere al parco di Monte Mario, che è ad oggi inaccessibile perché la salita fino alla sommità è sfiancante. Mentre tutti gli abitanti del quartiere Trionfale potrebbero finalmente andare a piedi da casa allo Stadio Olimpico, allo stadio del Tennis, al Foro Italico, al circolo del Tennis, al Coni e, utilizzando il Ponte della Musica, al Teatro Olimpico, al Maxxi allo stadio Flaminio, al Palazzetto dello Sport e all’Auditorium». Aree poco servite dai mezzi pubblici e proprio per questo spesso intasate di traffico.

La strategia sarebbe quello di realizzare il progetto con la partecipazione dei privati, quindi con la formula del project financing, senza contributi pubbliche e garantendo la remunerazione dell’investimento attraverso la gestione della teleferica e dei servizi. «Si tratta di un’idea sviluppata senza un committente e senza scopo di lucro – dice Napolitano – ora la diffondiamo nella speranza che possa essere presa seriamente in considerazione, perché riteniamo che l’architettura possa essere un mezzo per trovare una soluzione alle disfunzioni della città contemporanea e di Roma in particolare».

Di sicuro, a ridosso delle elezioni, è un contributo per coinvolgere anche l’architettura nel dibattito sulle (piccole e grandi) strategie utili a rinnovare una città rimasta ingessata piuttosto a lungo.

9 maggio 2013

 

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